Potendo ricordare personalmente quali erano quarant’anni fa le prospettive di un ventenne, mi sembra che già da tempo l’orizzonte del futuro si sia notevolmente abbassato. Sono istruttive le statistiche dei giovani che ogni anno, da un po’ di tempo ad oggi – non fa testo il periodo della pandemia – si recano all’estero per specializzarsi, trovare lavoro e normalmente poi rimanervi: decine e decine di migliaia.

Ancora negli anni Ottanta, noi ventenni dell’epoca potevamo sognare il futuro “con i piedi per terra”, orientandoci ad una scelta lavorativa e vocazionale che appariva realistica e raggiungibile; ma da alcuni decenni i giovani faticano a pianificare, per mancanza di reali e concrete prospettive: i progetti di vita familiare e professionale, pur coltivati, sono inevitabilmente precari. Si naviga a vista. La pandemia sta svolgendo, anche in questo caso, una funzione acceleratrice, intensificando il clima di incertezza in tutti e specialmente nei giovani; nei loro discorsi abbondano i “forse”, i “non so”, i “chissà”, i “per ora”.

Continua….

LETTERA ALLA CITTÀ 2022 DEL VESCOVO ERIO