Cartolina pastorale 2020-2021

Alle comunità cattoliche dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola

Cari amici,

la pandemia sta interrogando la nostra fede, le abitudini pastorali e il senso stesso della vita. Soprattutto nei mesi del lock down ha seminato morte e malattia ed è entrata nelle case iniettando paure e lutti. Ha svelato però dei tesori nascosti: la generosità di chi ha assistito e curato il prossimo, la dedizione di chi ha consolato, la fedeltà di chi ha potuto e dovuto proseguire il lavoro o reinventarne le modalità, e la creatività pastorale di presbiteri, diaconi, consacrati e laici, che si sono resi presenti ai più fragili: con l’assistenza materiale, con il sostegno morale, con proposte “a distanza”, con la predicazione della parola di Dio e la celebrazione eucaristica.

La pandemia, che continua ad espandersi nel mondo, ha poi evidenziato gli squilibri mondiali, confermando le disparità tra coloro che possono prevenire o curare le malattie e coloro che sono privi di mezzi per farlo. Ha confermato la connessione a doppio filo tra gli stili umani e l’ambiente, richiamandoci la responsabilità di custodire il creato, perché il creato ci custodisca. Ci ha rammentato, come ha detto papa Francesco, che siamo tutti sulla stessa barca: alcuni magari riparati sottocoperta e altri più esposti sul ponte. Nessuno è comunque immune e inattaccabile, se basta un virus microscopico, 600 volte più piccolo del diametro di un capello, per mandare in crisi l’intera popolazione del pianeta.

Colui che conta anche i capelli del nostro capo, però, ci ha detto di non temere chi uccide il corpo e non può uccidere l’anima (cf. Mt 10,28). Non è l’illusione di un sognatore: è la fede nel regno di Dio che inizia già ora a piantarsi nella storia ad opera di chi pratica carità e giustizia. Gesù risorto apre varchi di vita là dove regnava la morte. “Entrò per rimanere con loro”, la sera stessa di quella domenica in cui la pietra sepolcrale era stata ribaltata. Ad Emmaus, villaggio misterioso che simboleggia tutti i nostri villaggi, due discepoli gli hanno chiesto di rimanere con loro, perché “si fa sera”. Travolti dagli avvenimenti degli ultimi giorni, avevano prima sperato in un Maestro affascinante e ne avevano poi registrato il fallimento. Erano così amareggiati da non poterlo neppure riconoscere. E lui accetta l’invito: dopo il lungo dialogo, entra nella loro casa, spezza il pane e scompare. Resta con loro, ma senza ingombrare la casa. Rimane con loro da risorto, inviandoli ad annunciare. La presenza del Signore non priva della responsabilità i discepoli, ma la riattiva. E capiscono che la croce, la morte e il sepolcro sono solo parole penultime

.… continua settimana prossima …

“Entrò per rimanere con loro” (Lc 24,29)