Cartolina pastorale 2020-2021

Seconda parte

Fermarsi o ripartire? Rimanere in casa o mettersi in cammino? Gesù in realtà non contrappone mai i due atteggiamenti. L’esistenza cristiana respira contemplazione e azione, ascolto e servizio, preghiera e carità: è un circolo virtuoso, che anche in questo difficile periodo mostra la sua vitalità. Questo è tempo di ascolto, nei centri parrocchiali, nelle case e nei luoghi di cura, per accogliere le narrazioni delle esperienze degli ultimi mesi – dubbi, fatiche, speranze, scoperte – e rischiararle alla luce del Vangelo; ed è tempo di annuncio, celebrazione e servizio, per donare a tutti la bellezza della parola di Dio, il nutrimento dell’eucaristia, la prossimità della condivisione fraterna. Durante il lock down le nostre comunità hanno portato avanti, nei modi consentiti, l’assistenza alle persone bisognose. I primi mesi di ripresa delle celebrazioni liturgiche hanno poi registrato nelle chiese un generale rispetto delle norme igienico-sanitarie; le parrocchie si sono dimostrate capaci di affrontare con serenità e rigore la permanente situazione di emergenza. Le proposte di animazione estiva sono andate incontro alle necessità di molte famiglie, permettendo a tanti bimbi e adolescenti di incontrarsi di nuovo, giocare, correre: il tutto nell’osservanza delle disposizioni. Ora ripartirà anche la catechesi, i cui calendari verranno decisi dalle singole comunità cristiane; l’andamento della scuola, che in questi giorni riprende, sarà sicuramente un indicatore anche per le iniziative comunitarie nelle quali si riuniscono bambini, ragazzi, giovani e adulti. Le parrocchie sceglieranno quando e come celebrare le prime confessioni, le prime comunioni e le cresime, recuperando anche le celebrazioni sospese nei mesi scorsi. “Entrò per rimanere con loro”. È una presenza discreta e propositiva, entra nella casa solo su invito, compie il semplice gesto della condivisione del pane: Gesù, come al solito, traccia lo stile per i suoi discepoli, per noi. Lo stile della relazione diretta ma non invasiva, intensa ma non dilagante. Li lascia liberi, così liberi che solo quando scompare capiscono che è lui. Ma prima “rimane” con loro, li ascolta, li incoraggia, li nutre, rinnova il dono del suo corpo, li conforta. Se c’è una cosa che tutti stiamo cercando di imparare dall’esperienza della pandemia è la riscoperta dell’essenziale; e l’essenziale ha a che fare con le relazioni. Ne abbiamo patito l’assenza e le restrizioni, ci sono mancati gli incontri “in presenza” – i collegamenti “da remoto”, per quanto utili, non sopperiscono all’assenza del corpo – e abbiamo compreso una volta di più che tutto è dono e non è diritto acquisito: la salute, la passeggiata, il caffè al bar, la visita ai propri cari, lo sport, la scuola e persino la Messa. Sarebbe un peccato se ora dimenticassimo che tutto è dono e ricominciassimo semplicemente come se dovessimo chiudere una parentesi. Le crisi servono anche per crescere e cambiare.

… continua settimana prossima …

“Entrò per rimanere con loro” (Lc 24,29)