La comunità cristiana, con la Liturgia dell’Avvento, è chiamata a vivere alcuni atteggiamenti essenziali all’espressione evangelica della vita: l’attesa vigilante e gioiosa, la speranza, la conversione. L’atteggiamento dell’attesa caratterizza la Chiesa e il cristiano perché il Dio della rivelazione è il Dio della promessa che in Cristo ha manifestato tutta la sua fedeltà all’uomo (cfr. 2 Cor 1,20).Durante l’Avvento la Chiesa non recita la parte degli ebrei che attendevano il Messia promesso, ma vive l’attesa d’Israele a livelli di realtà e definitiva manifestazione di questa realtà, che è Cristo. Ora vediamo «come in uno specchio», ma verrà il giorno in cui «vedremo faccia a faccia» (cfr. 1 Cor 13,12). La Chiesa vive questa attesa nella vigilanza e nella gioia. Perciò prega: «Maranatha: Vieni, Signore Gesù» (Ap 22,17.20). L’Avvento, di conseguenza, celebra il «Dio della speranza» (Rm 15,13) e vive la gioiosa speranza (cfr. Rm 8,24-25). Il canto che caratterizza l’Avvento, fin dalla prima domenica, è quello del Salmo 24: «A te, Signore, elevo l’anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso. Non trionfino su di me i miei nemici. Chiunque spera in te non resta deluso». Dio, entrando nella storia, chiama in causa l’uomo.  La venuta di Dio in Cristo richiede continua conversione; la novità del Vangelo è una luce che richiede un pronto e deciso risvegliarsi dal sonno (cfr. Rm 13,11-14). Il tempo dell’Avvento, soprattutto attraverso la predicazione del Battista, è un richiamo alla conversione per preparare le vie del Signore e accogliere il Signore che viene. L’Avvento, infine, educa a vivere quell’atteggiamento dei «poveri di YHWH», miti, umili, disponibili e che Gesù ha proclamato beati (cfr. Mt 5,3-12).

La Spiritualità dell’Avvento