Messaggio dell’Arcivescovo Castellucci per il S. Natale

Pochi giorni fa, in pubblica assemblea, un papà ha lanciato una provocazione: e se estendessimo il diritto di voto ai bambini?

I presenti hanno reagito con un sorriso, al quale mi sono allineato anch’io.

Poi però ho pensato che questa proposta, per quanto irrealizzabile, risolverebbe almeno un problema: quello della guerra. Sono sicuro che tutti i bambini, in un ipotetico referendum propositivo, voterebbero all’unanimità “sì” per la pace. Sarebbe un plebiscito. Genitori e maestre delle scuole dell’infanzia e delle primarie sostengono che in questo tempo la prima intenzione di preghiera dei bimbi è per la pace. Loro sanno che alla guerra si può giocare per finta, ma che solo la pace è una cosa seria. Invece gli adulti, soprattutto quelli che detengono le leve del potere, usano giocare per davvero alla guerra, con le vite degli altri. È incredibile che nel terzo millennio, dopo secoli e secoli di conflitti sanguinosi che sembravano lasciare il passo a civiltà illuminate, sagge e pacifiche, si combattano ancora decine di guerre nel mondo. I bimbi dell’Ucraina e della Terra santa, che vedono i loro cari morti, le loro case esplose e i loro stessi corpi feriti, quali traumi incancellabili stanno vivendo? E con loro i bimbi armeni, azerbaigiani, yemeniti, etiopi, congolesi, haitiani, pakistani, e di tanti altri paesi in lotta tra di loro o al loro interno. È uno sterminio di corpi e cuori di cui l’umanità del futuro si vergognerà, come ora accade per i lager nazisti e per i gulag sovietici. Per tutte le persone di buona volontà la pace è un ideale da perseguire. Per i cristiani la pace non è solo un ideale, ma è un corpo: “Cristo è la nostra pace”, dice San Paolo (Efesini 2,14). La pace ha preso carne, ha la forma di un piccolo concepito a Nazareth e nato a Betlemme. Un neonato evoca fragilità e tenerezza insieme. Fragilità, perché necessita di tutto: la pace non è data una volta per sempre, ma ha bisogno di essere accolta, accudita, curata, alimentata, cullata. Tenerezza, perché convoca attorno a sé parenti e amici, stringendoli nell’affetto verso il nuovo arrivato; la pace, continua San Paolo, “abbatte il muro di separazione”, crea legami tra i lontani. In un tempo nel quale i nostri occhi sono pieni di immagini violente, adottiamo lo sguardo dei bimbi, seguendo Gesù che li ha indicati come modello per gli adulti: “se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo 18,3). Oggi possiamo permetterci di aggiungere che, se non ci uniamo ai bambini nel plebiscito per la pace, non potremo attraversare più nemmeno i regni della terra, perché l’avremo devastata.

La nostra Pace è un bimbo