La lotta all’INDIFFERENZA è il tema che collega la prima lettura di Amos, in cui “gli spensierati di Sion” se la spassano non vedendo le rovine che colpiscono gli altri, e il vangelo in cui il ricco che banchetta non si accorge del povero Lazzaro che muore di fame alla sua porta.
L’etimologia di “indifferente” risale al latino indiffĕrens, un composto di “in-” (prefisso privativo) e “differre”, che significa “differire” o “avere differenza”. Quindi, letteralmente, significa “senza differenza” o “che non differisce”, da cui deriva il significato attuale di chi non mostra interesse o partecipazione, non fa distinzioni, o non prende posizione. Per cui chi è indifferente è colui che non vede, non si accorge e quindi non prende posizione…
Nel contesto di questa domenica dedicata alla sagra e al nostro crescere come comunità, lo leggo come un invito a “vedere” “distinguere le cose” e prendere posizione all’interno della nostra parrocchia. Un invito a “prenderci a cuore”, che è il contrario dell’indifferenza.
L’indifferenza è quella che crea l’inferno già qui, è una solitudine, una distanza incolmabile che contraddistingue il ricco e Lazzaro sia da vivi che da morti: è l’assenza di relazioni, è il sentirsi salvati “da soli” al di là degli altri… ma è un’illusione…
Il “prendersi cura”, anche se comporta una certa dose di fatica, ci fa entrare in relazione, crea legame, aiuto, consolazione, mette in circolo le nostre qualità e ci fa migliori…
Mi piacerebbe allora che sia questa la nostra disposizione d’animo all’inizio del nostro anno pastorale: prendere coscienza della nostra preziosità per metterla a disposizione del bene di tutti: solo così possiamo “salvarci”. È essenziale sentire la comunità (parrocchiale o civile non importa) come casa nostra, come luogo che può crescere o regredire a seconda di ciò che ciascuno di noi ci mette o non ci mette. Con le nostre scelte possiamo creare intorno a noi paradisi o inferni già qui.
In questi anni ci siamo resi conto che per rendere la parrocchia un reale luogo di esperienza di Gesù e di autentiche relazioni occorre l’apporto di ognuno di noi, ciascuno secondo i propri doni, carismi, attitudini…
Per questo abbiamo pensato che quest’anno che si apre sia dedicato alla riscoperta della preziosità di ognuno di noi e dell’importante contributo che possiamo dare/ricevere alla/dalla comunità nella misura in cui la consideriamo “casa nostra” in cui spenderci e realizzarci. Ci faremo aiutare in questo cammino da Simona Segoloni (Teologa, docente Istituto Giovanni Paolo II) che durante l’anno ci proporrà alcuni spunti di riflessione:
8/9 nov. ’25 1) Quale dignità dona il nostro essere battezzati?
Da dove nasce la nostra responsabilità ecclesiale?
È un diritto… un dovere? Qual è il ruolo dei laici?
25 gen. ’26 2) Quale stile evangelico del servizio nella comunità:
Cosa significa servire all’interno della comunità?
Quali sono le caratteristiche? Quali rischi?
22 mar.’26 3) Camminare insieme
Come concretizzare tutto questo in uno stile sinodale?
Che strumenti/attenzioni darsi per camminare in quest’ottica e permettere che ciascuno sia libero di dare il proprio contributo e sentirsi protagonista?
Contemporaneamente vogliamo però anche agire e partiamo da una cosa particolare: “il prendersi cura dei giovani” e concretamente il fare in modo che gli spazi della parrocchia dedicati ai ragazzi (oratorio) siano luoghi di crescita, sani e sicuri. Vogliamo creare un posto accogliente dove loro possano trovare uno spazio in cui vivere in relazione tra loro e perché no… anche con la comunità cristiana e magari anche con Gesù.
Per questo occorrono adulti che siano presenti, che diano un occhio che aiutino la convivenza serena tra ragazzi (magari anche quelli più agitati, che son quelli che più han bisogno).
La richiesta, è quella di accorgerci dell’emergenza educativa e di “prendersela a cuore” trovando la disponibilità nei pomeriggi per essere presenti dalle 15.00 alle 19.00, tener aperto il bar e dare un’occhiata all’andamento…
Uno può dare la disponibilità di un giorno a settimana o ogni 15 giorni… in base alle sue possibilità.
Mi rendo conto che è un impegno serio ma se vogliamo creare futuro ai nostri figli e nipoti dobbiamo prenderci a cuore anche i figli e i nipoti degli altri.
Chi fosse disponibile o avesse bisogno di chiarimenti può contattare p. Gianluca entro il 15 ottobre.
Buon nuovo anno pastorale a tutti, un abbraccio p. Gianluca
